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Il mito della bellezza svelato: per la prima volta Vanity Fair Europa presenta un portfolio dedicato alle modelle leggendarie

Nell'anno della celebrazione dei rispettivi anniversari, Vanity Fair Italia (20°), Francia (10°) e Spagna (15°) hanno unito le forze in un eccezionale progetto che riflette sul mito della bellezza come elemento determinante dello Zeitgeist culturale degli ultimi decenni. "A posteriori, la loro uscita dal panorama della moda e l'arrivo di una bellezza meno perfetta hanno rappresentato l'inizio del cambiamento. Per la prima volta, la fragilità ha vinto sulla perfezione, la vulnerabilità sul potere. Ed eccoci arrivati a oggi: il ritorno delle top è l'ultimo atto di una rivoluzione che finalmente fa pace con la propria storia. Dopo aver imparato negli ultimi dieci anni ad apprezzare corpi, forme ed età diverse, finalmente si fa strada una nuova idea di bellezza: quella del rispetto e della diversità" così Simone Marchetti, Direttore di Vanity Fair Italia e Direttore Editoriale di Vanity Fair Europa.

“Where have all the flowers gone?” Carla Bruni apre così il video teaser che introduce l’eccezionale storia della tripla copertina dei fotografi Luigi & Iango in cui, per la prima volta, Vanity Fair presenta 21 delle modelle più iconiche che hanno plasmato il mondo della moda, non solo celebrando le celebri Supermodelle degli anni '90, ma anche onorando figure leggendarie degli anni '60 e '70 come Twiggy, Pat Cleveland e Iman Bowie, tra le altre. Protagoniste del portfolio da collezione di 50 pagine anche: Cindy Crawford, Carla Bruni, Claudia Schiffer, Christy Turlington, Naomi Campbell, Eva Herzigova, Milla Jovovich, Stephanie Seymour, Iman, Helena Christensen, Twiggy, Amber Valletta, Kristen McMenamy, Elisabetta Dessy, Shalom Harlow, Penelope Tree, Lauren Hutton, Pat Cleveland, Carolyn Murphy, Kirsten Owen e Paulina Porizkova.

Per diversi mesi, i fotografi Luigi & Iango hanno attraversato il mondo, da New York a Milano a Parigi, alla ricerca delle modelle più iconiche del secolo scorso. Il risultato è un'accattivante servizio in bianco e nero che tratteggia il percorso della bellezza nel corso dei decenni attraverso i volti che sono stati uno dei primi attacchi al patriarcato, al mondo governato soltanto dagli uomini. Le top model, infatti, hanno preso in mano il potere fino a diventare più famose persino degli stilisti e dei marchi di moda e bellezza per cui lavoravano.

Inoltre, per completare l'esplorazione del mito della bellezza, all’interno del numero di Vanity Fair anche un saggio del filosofo francese Ollivier Pourriol, che approfondisce il rapporto tra la moda e lo Zeitgeist, lo "spirito dell'epoca", utilizzando spunti di riflessione di filosofi come Hegel e Nietzsche. Il pezzo spiega come figure iconiche come Naomi Campbell e Cindy Crawford, magistralmente immortalate dal fotografo Peter Lindbergh, abbiano incarnato non solo la bellezza ma anche il potere e la cultura del mondo occidentale post-Guerra Fredda. E come la loro presenza in collaborazioni con artisti come George Michael abbia ulteriormente solidificato il loro status di icone culturali. Pourriol esamina le ironie dell'industria, tra empowerment e aspettative del pubblico, sottolineando la complessità della loro influenza sulla società.

"La loro fortuna è che, avendo incarnato ideali di bellezza irraggiungibili per i comuni mortali, non devono nemmeno temere di veder scomparire la loro bellezza, perché, appunto, i tempi sono cambiati con loro, e stanno invecchiando in un momento in cui l'idea stessa di ideali di bellezza viene messa in discussione: il nostro Zeitgeist è ora incentrato sull'inclusività, sulla diversità, sul positivismo del corpo" afferma Ollivier Pourriol.

"La vecchia idea di perfezione, rappresentata da questi modelli iconici, è l'ultimo pezzo di un grande puzzle della nuova bellezza, un luogo in cui tutti sono inclusi: top model, corpi non conformi, diversi orientamenti sessuali, diversi tipi di colori della pelle. La bellezza oggi è libertà e inclusione. Tutto il resto non è bellezza, è un prigione" conclude Simone Marchetti.